Layman's Report: i risultati di progetto
6 anni di lavoro condensati in un documento di sintesi
Nelle acque del Mediterraneo si registra la regolare presenza di due delle sette specie di tartarughe marine esistenti: la tartaruga comune (Caretta caretta) e la tartaruga verde (Chelonia mydas). La tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) è invece molto più rara mentre per altre tre specie (Lepidochelys olivacea, Lepidochelys kempii, Eretmochelys imbricata) sono riportati solo sporadici avvistamenti.
La tartaruga comune (Caretta caretta), è la specie di tartaruga marina più diffusa in Mediterraneo ed è l’unica che si riproduce abitualmente lungo le coste italiane, di solito frequentando siti di nidificazione ricorrenti. Negli ultimi anni, grazie al progetto TARTALIFE si è verificato che anche spiagge più settentrionali rispetto ai siti tradizionali sono oggetto di nidificazione.
Negli ultimi dieci anni la conservazione della Caretta caretta, specie prioritaria inserita nella Direttiva Habitat e protetta da numerose Convenzioni internazionali, ha assunto un aspetto strategico per il bacino Mediterraneo, dove la pesca professionale sembra rappresentare la principale minaccia per la sopravvivenza della specie. Altri fattori di rischio sono rappresentati dalla modifica dei siti di nidificazione, dalla presenza turistica, che spesso scoraggia tentativi di nidificazione, dagli urti con le imbarcazioni, dall’ingestione di materiale antropico che spesso si rileva mortale (oltre il 50% delle tartarughe curate nei centri TARTALIFE espelleva residui antropici dopo pochi giorni di degenza).
Ad inizio progetto le conoscenze sull'interazione delle tartarughe marine con i diversi attrezzi da pesca nei diversi mari italiani erano ancora scarse, come scarse erano le conoscenze sui possibili sistemi di mitigazione del bycatch. Inoltre, il Mediterraneo è un mare caratterizzato da un’elevata multispecificità delle catture commerciali e da una estrema diversificazione degli attrezzi da pesca. Tutto questo rende molto difficoltoso attuare misure di mitigazione e ostacolare il declino delle popolazioni di tartarughe nel Mediterraneo. Stime recenti suggeriscono infatti che nel Mediterraneo ogni anno oltre 130 mila le tartarughe marine rimangono vittime di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti, con la possibilità di oltre 30-40,000 decessi. E l’Italia non è esente da rischi, anzi nei nostri mari TARTALIFE ha stimato che possono verificarsi oltre 40.000 eventi di cattura con quasi 10.000 morti ogni anno. I dati di cattura sopra delineati, le testimonianze dei pescatori e l’aumento degli interventi dei Centri di Recupero lungo le coste italiane, testimoniano la necessità di arginare tale fenomeno, che determina il ferimento o l’uccisione di molti individui e ostacola la conservazione della specie, in preoccupante declino nel Mediterraneo. E’ per questo motivo che la conservazione di questa specie e dei servizi ecosistemici ad essa connessi non può prescindere dall’esperienza dei pescatori, dalla comunicazione e dall’interazione con loro e dall’attività di ricerca volta allo studio di sistemi di mitigazione da sperimentare e diffondere nelle varie tipologie di pesca.
Il progetto TARTALIFE, promosso nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare, si inseriva in questa complessa problematica e si prefiggeva di ridurre la mortalità della tartaruga marina Caretta caretta indotta dalle attività di pesca e dunque contribuire alla conservazione della specie nel Mediterraneo. Il progetto è stato finanziato dall’Unione Europea attraverso il fondo LIFE+ NATURA 2012 e cofinanziato dalla Regione Marche e appoggiato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Direzione Generale Pesca (MIPAAF).
Al progetto, coordinato dal CNR-IRBIM di Ancona, hanno collaborato anche: Fondazione Cetacea, Legambiente, Consorzio UNIMAR, Parco Nazionale dell’Asinara, Area marina protetta "Isole Egadi", Area marina protetta "Isole Pelagie", Provincia di Agrigento.
Il progetto TARTALIFE intendeva contribuire alla riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale, attraverso un approccio multidisciplinare che prevedeva, in primis, l’introduzione e la diffusione nella flotta da pesca italiana di strumenti e sistemi capaci di ridurre sensibilmente le catture accidentali (dispositivi conosciuti globalmente come Bycatch Reducing Devices) e attraverso un’intensa azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di formazione degli addetti al settore pesca e degli operatori dei centri di recupero delle tartarughe. Pertanto TARTALIFE ha perseguito la riduzione della mortalità di Caretta caretta determinata dalle attività di pesca professionali attraverso due principali obiettivi specifici:
- la riduzione delle catture accidentali (bycatch) attraverso modifiche tecniche degli attrezzi in uso (BRDs)
- la riduzione della mortalità post-cattura, attraverso
- la formazione dei pescatori sulle buone prassi da seguire a bordo in caso di cattura accidentale;
- il rafforzamento dei presidi di recupero/primo soccorso con nuove e moderne attrezzature;
- la formazione del personale dei centri;
- la formazione del grande pubblico e degli studenti
Considerando la complessità della problematica, i pescatori sono stati i veri protagonisti del progetto e da un’iniziale diffidenza si è passati ad una fattiva collaborazione. Grazie a TARTALIFE è cambiata anche la percezione che il grande pubblico ha nei confronti dei pescatori, che oggi molti collaborano attivamente per la conservazione della specie, conferendo ai centri di recupero le tartarughe catturate accidentalmente, adottando le buone prassi sviluppate nel progetto e adottando i sistemi di mitigazione.