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Ritrovamento di sei tartarughe in una rete da posta a Cervia

La pattuglia della Capiteneria di Porto intervenuta ha riscontrato sei cadaveri di tartarughe marine della specie Caretta caretta, di dimensioni variabili fra i 35 e i 60 cm di carapace, intrappolati all’interno della rete

Il giorno 20 Dicembre u.s. la Guardia Costiera di Cervia è stata avvertita da un pescatore della presenza di una rete abbandonata a un centinaio di metri da riva. A seguito del sopralluogo disposto dal Maresciallo Vincenzo Petrella, comandante la Guardia Costiera di Cervia, la pattuglia intervenuta ha riscontrato sei cadaveri di tartarughe marine della specie Caretta caretta, di dimensioni variabili fra i 35 e i 60 cm di carapace, intrappolati all’interno della rete. Delle sei tartarughe, quattro erano state catturate di recente e due, invece, tempo fa. Gli uomini della capitaneria hanno recuperato rete e contenuto per trasportarli sul molo del porto turistico di Cervia. L’evento è stato segnalato a Fondazione Cetacea che è intervenuta per un sopralluogo. La rete riportata a terra, una rete da posta calata al largo, si era attorcigliata agli arti ed al collo delle tartarughe - almeno due su sei- provocandone l'annegamento. Le reti da posta, spesso lunghe chilometri, sono fatte di filo finissimo ma molto resistente, colorate di un colore azzurro/verde per mimetizzarsi meglio nell’acqua, operano in odo passivo, catturando il pesce di passaggio e proprio per questo principio, sono soggette a catture accidentali di tartarughe e delfini. Se i delfini hanno qualche chance in base alla stazza, alla forza e alla dentatura, per le tartarughe che si impigliano nelle reti da posta il destino è segnato. Ne muoiono così centinaia ogni anno. Molte di queste reti vengono calate abusivamente e di conseguenza la Guardia Costiera le sequestra. La rete da posta è considerata uno dei nemici peggiori delle tartarughe, in quanto la mortalità causata da questo attrezzo è altissima. Da un paio d’anni la mortalità delle Caretta in Adriatico è aumentata, anzi, quasi raddoppiata. Occorre capire se e quanto possa influire su questo disastro questo tipo di pesca. Per porre fine a questo massacro Fondazione Cetacea partecipa al progetto Tartalife coordinato dal CNR di Ancona. Questo progetto si prefigge l’obiettivo di studiare strumenti deterrenti alla cattura delle tartarughe durante la pesca senza danneggiare il prodotto e i pescatori.

 




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